Non solo Covid e vaiolo: gli scienziati sono molto preoccupati per una nuova influenza che potrebbe causare molti problemi.
Gli ultimi anni sono stati stravolti dalla pandemia di Covid-19, che ha avuto un impatto gravissimo sull’umanità, investendo i cittadini di ogni luogo come un tornado. Non eravamo per nulla pronti, e si è visto: ogni stato ha agito indipendentemente, aggravando una situazione già molto complessa da gestire. Era necessaria un’azione unitaria, eppure gli interessi delle singole nazioni hanno reso impossibile una gestione unitaria della pandemia. Al momento attuale, anche il vaiolo delle scimmie sta facendo preoccupare non poco i cittadini europei: dal primo cluster spagnolo di Maspalomas, ora siamo a quota 550 casi, e ogni giorno i numeri salgono. Ebbene, la situazione non finisce qui: un altro virus si sta facendo rapidamente strada nel pianeta. Parliamo dell’influenza aviaria.
L’impennata di casi
Un ceppo letale e molto infettivo del virus dell’influenza aviaria, ovvero il ceppo H5N1, si sta diffondendo significativamente in gran parte del pianeta. Parliamo di Europa, Africa, Asia e Nord America. A essere colpiti, decine di milioni di specie di polli e affini: cifre decisamente molto alte, senza precedenti. I focolai sono estremamente complessi da contenere, e rappresentano un serio pericolo per l’uomo. Perché? Stando alle parole di Ian Barr, vicedirettore del centro influenzale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), “i virus dell’influenza aviaria cambiano lentamente nel tempo, ma la giusta mutazione potrebbe renderli più trasmissibili tra le persone e in altre specie“. Sempre per Barr: “Le infezioni occasionali non sono un problema, la vera preoccupazione è che questi virus registrano un graduale guadagno di funzione“.
Dove è nato il virus?
Il ceppo H5N1 si è originariamente diffuso in Asia, tra le oche, a metà degli anni ’90. La sua diffusione è stata trasversale: nei primi anni 2000, l’H5N1 era già presente in Europa e Africa. Il virus ha ucciso moltissimi uccelli selvatici, in ambo i continenti. Stando al genetista Andy Ramey, “da allora, il ceppo ha infettato ripetutamente uccelli selvatici in molte parti del mondo“. Si teme che una mutazione del virus possa portare a una nuova pandemia. Bisogna iniziare a preoccuparsi?